Salta al contenuto principale

Afasia

Sei in AUXOLOGICO

 Afasia
Prenota subito

A cura di

Dott. Antonio Robecchi Majnardi

Direttore U.O. Medicina Riabilitativa - Auxologico Mosè Bianchi

Direttore U.O. Medicina Riabilitativa Ambulatoriale Lombardia

Prof.ssa Nadia Bolognini

Direttore Servizio di Neuropsicologia e Psicologia Clinica

Dott.ssa Maria Grazia Briguglio

Staff U.O. Riabilitazione Neuromotoria - Auxologico Capitanio

Dott.ssa Carlotta Casati

Staff U.O. Riabilitazione Neuromotoria - Auxologico Capitanio

CHE COS'È L'AFASIA?

L’afasia è la perdita parziale o totale delle abilità linguistiche e comunicative a seguito di un danno cerebrale che si verifica in un soggetto con un normale sviluppo del linguaggio. Si tratta pertanto di un disturbo acquisito del linguaggio e della comunicazione che compromette la formulazione e la comprensione dei messaggi linguistici, nella comunicazione orale e/o scritta.


LE CAUSE DELL’AFASIA

L’afasia può essere causata da svariate malattie neurologiche, solitamente a carico dell’emisfero sinistro del cervello, deputato alla codifica e decodifica del linguaggio nella quasi totalità dei soggetti destrimani e in una percentuale molto alta - circa il 70% - dei mancini e degli ambidestri. La causa più frequente di afasia è lictus, ischemico o emorragico. Tuttavia, il disturbo può essere dovuto anche a tumori cerebrali, traumi cranici, malattie neurodegenerative o infettive (come l’encefalite virale). I sintomi afasici possono essere temporanei in caso di attacco ischemico transitorio (TIA).


I SINTOMI DELL’AFASIA

L’afasia consiste in una difficoltà nel "tradurre i pensieri in parole e le parole in pensieri", e può presentarsi con una varietà notevole di sintomi, che rispecchiano la complessità dei sistemi deputati alla codifica del linguaggio ricettivo ed espressivo, dando origine a svariati quadri afasici. Il disturbo afasico può interessare in vario modo i diversi livelli del linguaggio orale e scritto, sia in produzione che in comprensione, con differenze considerevoli tra un caso e l’altro.

Alcune persone afasiche si esprimono con parole prive di significato o commettono errori, scambiando una parola con un’altra o sostituendo i suoni al suo interno (si tratta di parafasie, come cane per gatto o tovolo per tavolo); molto spesso non trovano la parola corrispondente a un determinato concetto, che rimane “sulla punta della lingua”. Questo fenomeno, noto come anomia, è uno dei sintomi più frequenti delle afasie. L’eloquio può essere ridotto oppure abbondante ma scarsamente informativo.

Nei casi più gravi, la produzione spontanea è assente o limitata a semplici sillabe. Una persona afasica può anche avere difficoltà di comprensione più o meno gravi, dalla difficoltà a seguire una conversazione se troppo complessa, fino all’incapacità di riconoscere il significato di singole parole. Spesso l’afasia si accompagna a disturbi della lettura (dislessia) e della scrittura (disgrafia). La capacità di un soggetto afasico di comunicare efficacemente nel quotidiano non dipende soltanto dalla gravità del deficit linguistico, ma anche dall’abilità di utilizzare canali di comunicazione alternativi, come il gesto, il disegno, la mimica.

La possibile presenza di deficit a carico di altre funzioni cognitive extra-linguistiche (attenzione, memoria, ragionamento, abilità di pianificazione, capacità gestuali/prassiche), di disturbi comportamentali (impulsività, scarsa consapevolezza, apatia, ridotta collaborazione) e di alterazioni reattive del tono dell’umore nel senso della deflessione, contribuiscono negativamente sul livello di efficacia del soggetto con afasia all’interno dello scambio comunicativo.  Si può dire, concludendo, che esistono infiniti modi di essere afasico.


LA CLASSIFICAZIONE DELLE AFASIE

Nel corso degli studi sull’afasia sono stati effettuati differenti tentativi di classificazione del disturbo. Tradizionalmente, la descrizione dei deficit acquisiti di linguaggio si è basata sulla contrapposizione tra afasie con un deficit prevalente a livello della produzione (afasia motoria o espressiva) e afasie con un deficit prevalenti a carico della comprensione (afasie sensoriale o recettiva). Sulla base del modello di elaborazione del linguaggio formulato a fine Ottocento da Wernicke, sono state descritte 7 sindromi afasiche, di cui le più note sono:

  • Afasia di Broca. L’eloquio è scarso, spesso caratterizzato da difficoltà nell’articolare i suoni e strutturare la frase (linguaggio telegrafico). La comprensione è discreta. La lesione è localizzata nel lobo frontale dell’emisfero sinistro, in corrispondenza della cosiddetta area di Broca (dal nome del medico che la descrisse).
  • Afasia di Wernicke. L’eloquio è abbondante, ma costituito da parole non riconoscibili o prive di contenuto informativo, fino a configurare un’insalata di parole. La comprensione è compromessa e il paziente risulta scarsamente consapevole del disturbo di linguaggio. La lesione è localizzata nel lobo temporale dell’emisfero sinistro, in corrispondenza della cosiddetta area di Wernicke.
  • Afasia globale. È la forma più grave, in cui sia la comprensione che la produzione sono notevolmente compromesse. Consegue ad una vasta lesione delle aree del linguaggio dell’emisfero sinistro. L’eloquio spontaneo è assente o limitato a espressioni ricorrenti. Lettura e scrittura sono spesso azzerate.

Per quanto questa terminologia sia tuttora utilizzata dai clinici, l’approccio sindromico è stato integrato e arricchito in anni recenti con una descrizione più approfondita dei meccanismi di funzionamento del linguaggio e dei deficit conseguenti alle patologie neurologiche. Il linguaggio è infatti una funzione complessa, costituita da sottocomponenti distinte ma integrate tra loro, che possono essere danneggiate o risparmiate da una lesione cerebrale. Le sindromi descritte dalla tassonomia classica rappresentano una semplificazione rispetto alla reale varietà e complessità dei disturbi afasici, che difficilmente sono assimilabili a questi profili ideali. Tutte le forme di afasia, ad esempio, presentano disturbi di comprensione, più o meno lievi. Un’analisi dettagliata del disturbo di linguaggio permette ad oggi di impostare un trattamento riabilitativo realmente mirato alle difficoltà specifiche del singolo paziente.

Attualmente la classificazione più utilizzata contrappone forme afasiche fluenti e non fluenti, sulla base delle caratteristiche dell’eloquio spontaneo: le afasie fluenti presentano una produzione ridotta, lenta, faticosa; le afasie fluenti si caratterizzano invece per una produzione abbondante, con errori nella selezione dei suoni e delle parole contenuto.


AFASIA, LA PROGNOSI

La maggior parte dei disturbi afasici con insorgenza acuta (ad esempio, dopo un ictus) va incontro a un recupero spontaneo nei primi mesi dall’evento. L’entità del recupero tende a ridursi gradualmente nel tempo. Il disturbo viene generalmente considerato cronico ad un anno dalla lesione. L’ampiezza della lesione cerebrale e la gravità dell’afasia in fase iniziale sono tra i principali fattori prognostici negativi, in presenza dei quali si assiste ad un minor recupero nel tempo.

Tuttavia, la terapia logopedica dell’afasia è fondamentale per promuovere un miglioramento maggiore rispetto a quello ottenibile sulla base del solo recupero spontaneo.


AFASIA PROGRESSIVA PRIMARIA

Spesso con il temine afasia ci si riferisce ai disturbi del linguaggio insorti in acuto e/o a seguito di lesioni localizzate, come ictus e tumori cerebrali. L’afasia può tuttavia essere conseguenza di malattie neurodegenerative che colpiscono le aree del linguaggio. In anni recenti si è iniziato a parlare di Afasia Progressiva Primaria (APP) per descrivere alcune forme di demenza in cui il deficit di linguaggio costituisce il sintomo prevalente per i primi 2 anni dall’esordio. La presa in carico logopedica di questi pazienti ha lo scopo di conservare, per quanto possibile, le abilità linguistiche e comunicative residue, e massimizzare l’efficacia degli scambi nel quotidiano, anche attraverso il counseling e l’utilizzo di strumenti di comunicazione alternativa.


IMPATTO DEL DISTURBO E RUOLO DEL CAREGIVER

L’afasia è un disturbo altamente invalidante, che mina il ruolo sociale e lavorativo dell’individuo e la sua partecipazione alla vita di relazione e alle attività ricreative. Il disturbo di linguaggio impatta non solo sul singolo, ma anche sulla sua rete familiare e sociale e sull’intero contesto comunicativo, fino a configurarsi come un disturbo di ‘relazione’. È fondamentale coinvolgere i caregiver (familiari e amici) del paziente afasico nella presa in carico, chiarendo le caratteristiche del disturbo e la possibile prognosi, e modellando la comunicazione al fine di agevolare l’efficacia degli scambi comunicativi nel quotidiano, per il mantenimento della più elevata qualità della vita possibile. Il counseling al caregiver è essenziale per ridurre lo stress emotivo correlato al carico assistenziale. 


IL RUOLO DEL LOGOPEDISTA E DEL NEUROPSICOLOGO

Il ruolo del logopedista in neuroriabilitazione consiste nel valutare e trattare i disturbi di linguaggio, articolazione, voce e deglutizione conseguenti a lesioni neurologiche in soggetti adulti. Nella presa in carico dell’afasia, in particolare, il logopedista somministra, in équipe con il neuropsicologo, alcuni test di valutazione, per comprendere quali siano i meccanismi linguistici danneggiati e quali quelli conservati, in seguito alla lesione. I risultati della valutazione permettono di individuare degli esercizi specifici, volti a migliorare la capacità di comunicazione del paziente in un’ottica individualizzata. Le attività riabilitative possono rispondere a due tipi di approcci, talora integrati: un approccio restitutivo, che mira a ripristinare o migliorare le abilità danneggiate e un approccio compensativo, che ha lo scopo di impostare strategie che permettano di aggirare i deficit (ad esempio, l’utilizzo della gestualità). Anche la stimolazione cerebrale non invasiva, abbinata alla riabilitazione comportamentale, potrebbe essere utile nel migliorare la sintomatologia afasica.

Per una maggiore efficacia, il trattamento logopedico deve essere intensivo e precoce. Oltre agli esercizi con il paziente, è necessario valutare l’impatto della comunicazione in tutti gli ambiti della sua vita per porsi obiettivi concreti durante il trattamento. Riabilitare un disturbo afasico significa infatti riabilitare una persona, inserita nel suo personale progetto di vita. Le attività impostate devono dunque tenere conto non solo dei deficit linguistici, ma anche della motivazione e dello stato emotivo della persona con afasia, della sua formazione e professione, del suo network sociale, dei suoi hobbies.


LA U.O. DI RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA

L’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria di Auxologico è finalizzata al trattamento riabilitativo dei disturbi motori, della deglutizione e del controllo vescico-sfinterico.

Sono trattati con programmi riabilitativi specifici i deficit da patologia neurologica e ortopedico-reumatologica.


LA U.O. DI NEUROPSICOLOGIA E PSICOLOGIA CLINICA

L’Unità Operativa di Neuropsicologia e psicologia clinica di Auxologico è finalizzata al trattamento neuropsicologico specialistico del linguaggio e delle funzioni cognitive, della deglutizione e del controllo vescico-sfinterico. Sono trattati con programmi riabilitativi specifici i deficit da patologia neurologica.

Il servizio


RIABILITAZIONE IN AMBULATORIO

Presso gli Ambulatori di Auxologico CapitanioAuxologico PioltelloAuxologico Procaccini si accede a programmi diagnostici e riabilitativi ambulatoriali coordinati all’interno di un progetto riabilitativo individuale.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI