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Fibrillazione atriale

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 Fibrillazione atriale

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A cura di

Dott. Giovanni Battista Perego

Direttore U.O. Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC) - Auxologico San Luca

Direttore U.O. Pronto Soccorso ad indirizzo cardiologico - Auxologico San Luca

Direttore U.O. Laboratorio di Cateterismo - Auxologico San Luca

Direttore U.O. Emodinamica - Auxologico San Luca

Direttore U.O. Elettrofisiologia - Auxologico San Luca

CHE COSA È LA FIBRILLAZIONE ATRIALE?

La fibrillazione atriale (FA) è il tipo di aritmia più frequente, in quanto interessa l'1-2% della popolazione. Le probabilità di sviluppare questa condizione aumentano con l'avanzare dell'età ma si può verificare anche in soggetti giovani e sani.

COSA SIGNIFICA FIBRILLAZIONE?

Il cuore funziona attraverso l’emissione di impulsi elettrici generati nell’atrio destro che ne stimolano la contrazione.

Si parla di fibrillazione atriale quando l’attivazione elettrica degli atri deriva dalla circolazione continua e caotica dell’impulso lungo la parete atriale: l’atrio non si contrae più in maniera coordinata ma, appunto, fibrilla.

TIPOLOGIE DI FIBRILLAZIONE ATRIALE

Esistono tre diversi tipi di fibrillazione atriale:

  • parossistica: perdura fino a un massimo di una settimana (ma spesso per minuti o ore) e termina spontaneamente;
  • persistente: si mantiene più a lungo di 7 giorni;
  • permanente: è il risultato della scelta di cronicizzare l’aritmia che si definisce tale quando si rinuncia a ulteriori tentativi di stabilizzazione del ritmo.

CHI COLPISCE E QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?

Tra le condizioni che predispongono alla fibrillazione atriale ci sono:

  • ipertensione arteriosa;
  • malattia coronarica;
  • malattie delle valvole cardiache, in particolare della mitrale;
  • cardiopatie congenite;
  • scompenso cardiaco congestizio;
  • pericardite;
  • ipertiroidismo;
  • obesità;
  • disturbi del sonno.

La fibrillazione atriale si può presentare in soggetti anche giovani che non manifestano nessuna delle situazioni sopra descritte e non soffrano di alcuna cardiopatia. 


QUALI SONO I SINTOMI?

I principali segnali di malessere sono:

  • Palpitazioni: sono la percezione di un battito accelerato o irregolare. Vengono spesso descritte come “batticuore”, o colpi o sfarfallio nel torace, o improvvise sensazioni di “vuoto” al torace o allo stomaco;
  • Astenia: mancanza di forze, incapacità di fare cose che si sono sempre fatte senza fatica;
  • Dispnea: difficoltà di respiro, soprattutto sotto sforzo. Il passo successivo è la mancanza di respiro anche a riposo, che indica una compromissione circolatoria più importante;
  • Dolore o peso al torace: devono condurre il paziente a una pronta valutazione specialistica.

Raramente possono comparire vertigini, sensazioni di mancamento o perdita di coscienza (sincope). Queste manifestazioni sono più frequenti quando il ritmo torna ad essere normale. Quindi sono sintomi più tipici delle forme parossistiche, nelle quali si alternano fasi di fibrillazione atriale e periodi di ritmo regolare.

COME RICONOSCERE LA FIBRILLAZIONE ATRIALE?

Purtroppo, una parte dei pazienti che soffrono di fibrillazione atriale non se ne accorge perché questa condizione a volte non presenta sintomi. La fibrillazione atriale asintomatica non è per questo meno pericolosa, ma è più difficile da combattere e più insidiosa.

QUALI COMPLICAZIONI E RISCHI CAUSA?

Se la frequenza cardiaca è particolarmente elevata e l’aritmia persiste per settimane o mesi è possibile che la forza di contrazione del cuore si riduca progressivamente, i ventricoli si dilatino e sopravvenga un quadro di insufficienza cardiaca (scompenso).

Inoltre, negli atri fibrillanti (e in particolare nelle loro appendici contrattili, denominate “auricole”) il sangue tende a ristagnare invece di essere espulso dalla normale contrazione. Si creano quindi le condizioni per la formazione di coaguli (trombi) che possono migrare in circolo come emboli.
Particolarmente pericolosi sono gli emboli rilasciati dall’atrio sinistro perché possono raggiungere il circolo cerebrale e provocare grossi danni (ictus).


QUALI SONO LE CAUSE?

La fibrillazione atriale si manifesta più frequentemente in quelle situazioni nelle quali è richiesto agli atri di riempirsi di più (sovraccarico di volume: per esempio in alcune malattie valvolari) o di espellere il loro contenuto verso ventricoli con pressioni più alte (sovraccarico di pressione: per esempio quando il ventricolo sinistro si ispessisce, a causa dell’ipertensione arteriosa).

In entrambi i casi questo si traduce in un instabilità elettrica: compaiono battiti prematuri (extrasistoli atriali) e aumenta la probabilità che questi inneschino la fibrillazione atriale. Se queste condizioni di sovraccarico persistono nel tempo, la struttura stessa degli atri si modifica: aumentano di volume e parte della loro parete muscolare viene sostituita da tessuto fibroso, la condizione ideale perché la fibrillazione atriale si mantenga, diventando persistente. Questo “rimodellamento” degli atri avviene nella maniera più evidente proprio nei pazienti con fibrillazione atriale, quindi la fibrillazione atriale favorisce e perpetua sé stessa.

Altre cause sono le alterazioni degli elettroliti (e in particolare del potassio, spesso inferiore alla norma nei soggetti ipertesi trattati con diuretici) e un eccessivo funzionamento della tiroide. Quindi il controllo del potassio e degli ormoni tiroidei sono un cardine della valutazione iniziale dei soggetti con fibrillazione atriale.


COME SI DIAGNOSTICA LA FIBRILLAZIONE ATRIALE?

La diagnosi di fibrillazione atriale è molto semplice: è sufficiente un elettrocardiogramma.

Il problema è rappresentato dalla difficoltà di cogliere l’aritmia quando è presente (per la breve durata o per la totale mancanza dei sintomi di riferimento).
Anche nel follow-up l’ostacolo principale è rappresentato dalla difficoltà di rilevare con certezza gli episodi di fibrillazione atriale.
Per questo si utilizzano sistemi di registrazione elettrocardiografica prolungata (di 1 o più giorni) o piccoli monitor elettrocardiografici impiantati sottocute.

Oltre a identificare la fibrillazione atriale con l’elettrocardiogramma (ecg) è necessario un inquadramento diagnostico completo per dimostrare o escludere patologie cardiache o endocrine che causino o facilitino la fibrillazione atriale e richiedano un trattamento.

Leggi anche: La recediva di Fibrillazione Atriale



COME SI CURA LA FIBRILLAZIONE ATRIALE?

In Auxologico sono disponibili tutte le terapie per la fibrillazione atriale.

CARDIOVERSIONE

Praticata nei casi di fibrillazione atriale parossistica e persistente, può essere ottenuta somministrando dei farmaci (efficace soprattutto nelle forme di breve durata) oppure applicando una scarica elettrica al cuore in stato di sedazione profonda (una sorta di anestesia di brevissima durata). Nella pratica clinica i farmaci precedono quasi sempre il trattamento elettrico che viene effettuato solo se i primi sono inefficaci.

ABLAZIONE

La fibrillazione atriale inizia in genere quando gli atri ricevono una raffica di stimoli elettrici prematuri (extrasistoli). L’aritmia si mantiene perché lo stimolo elettrico trova dei percorsi lunghi e irregolari attraverso atri dilatati o nei quali sono in atto processi degenerativi che aumentano la componente fibrosa nella parete.

L’ablazione consiste nell’applicazione di piccole bruciature sulla superficie interna del cuore, grazie alle quali si costituiscono delle barriere alla circolazione dello stimolo elettrico. Queste “lesioni” sono collocate in punti strategici, in modo da bloccare le raffiche di extrasistoli che iniziano l’aritmia e/o impedire la libera circolazione dello stimolo a livello atriale. La probabilità di risolvere il problema è maggiore nelle forme parossistiche (circa 80%), leggermente minore nelle forme persistenti.

La procedura viene realizzata attraverso cateteri (sottili sonde elettriche) introdotti nel cuore attraverso il sistema venoso, il tutto in anestesia locale e sedazione.
A seconda delle caratteristiche del paziente e dell’aritmia, il trattamento ablativo può essere realizzato mediante crioablazione o radiofrequenza

IMPIANTO DI PACEMAKER

Quando la frequenza cardiaca è troppo instabile si può ricorrere allimpianto di un pacemaker, eventualmente abbinato alla ablazione del nodo atrioventricolare  (“ablate and pace”), che impedisce al cuore di superare la frequenza determinata dallo stimolatore artificiale.

TRATTAMENTO ANTICOAGULANTE

Il rischio di complicanze legate a embolie periferiche dipende dalle condizioni di base del paziente (età, genere e presenza di altre patologie) ed è elevato in soggetti che abbiano già subito eventi embolici.
Tutti i soggetti con rischio moderato o elevato devono assumere il trattamento anticoagulante. La terapia deve essere mantenuta a tempo indefinito anche quando la terapia preventiva è apparentemente efficace: esiste sempre il rischio di episodi asintomatici.


PERCHÈ SCEGLIERE AUXOLOGICO?

L'attività di diagnosi e cura per la fibrillazione atriale conta su alcuni punti di forza:

  • stretta integrazione con il Pronto Soccorso dell'Ospedale San Luca, che consente alla maggior parte dei pazienti che accedono per fibrillazione atriale la cardioversione entro 24 ore, senza necessità di un ulteriore accesso per la cardioversione elettiva;
  • per la presenza del Centro Aritmie: la valutazione diagnostica iniziale può richiedere l’utilizzo di sistemi di registrazione e monitoraggio elettrocardiografico prolungato (loop recorder esterni e Holter plurigiornalieri, anche settimanali) e può contare sulle più avanzate tecnologie di imaging cardiologico;
  • è possibile anche ricorrere a piccoli sensori sottocutanei, loop recorder impiantabili che trasmettono in tempo reale i tracciati in caso di sintomi o di aritmie non associate a sintomi. Gli elettrocardiogrammi sono esaminati in remoto dal Servizio di Telemedicina che contatta il paziente entro 24 ore se sono presenti anomalie significative.

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